Cyberbullismo e social

Quando le parole fanno male anche attraverso uno schermo.

Messaggi, meme, storie, screen condivisi: oggi molte relazioni passano dai social. Ma anche gli attacchi, le prese in giro, le umiliazioni possono fare lo stesso percorso.

Il cyberbullismo non è diverso dal bullismo “tradizionale”. È solo un modo diverso di colpire. E a volte, è anche più difficile da fermare.

È cyberbullismo? – Prova a rispondere

A volte ciò che succede online non sembra così grave. Ma lo è? Leggi queste situazioni, rispondi mentalmente: sì o no?

Poi scorri per leggere le risposte.

1.

Un gruppo di amici crea un meme usando una foto di un compagno di classe. Nessuno ci mette il nome, ma tutti capiscono di chi si tratta. La foto viene condivisa in più chat

È cyberbullismo?

2.

Durante una discussione accesa su un gruppo, un ragazzo risponde con insulti molto pesanti

È cyberbullismo?

3.

Una persona viene sistematicamente ignorata nei messaggi del gruppo, oppure tutti smettono di rispondere quando scrive qualcosa.

È cyberbullismo?

Le risposte

1.

Sì.

Anche se non c’è il nome, se la persona è riconoscibile e viene derisa o umiliata pubblicamente, è cyberbullismo. Soprattutto se il contenuto si diffonde.

2.

Non sempre.

Un insulto durante un litigio non è cyberbullismo di per sé, ma resta un comportamento aggressivo. Se però gli insulti sono ripetuti, mirati e pubblici, allora sì, si rientra nel bullismo online.

3.

Sì.

L’esclusione sistematica e il silenzio forzato possono essere forme di cyberbullismo relazionale. Anche ignorare può far male, soprattutto se usato come punizione o isolamento deliberato.

Se hai riconosciuto una situazione che ti riguarda, anche da lontano, puoi parlarne o cambiare qualcosa.

Online non è un altro mondo: meriti rispetto anche lì.

Cos’è il cyberbullismo?

È una forma di bullismo che usa la tecnologia per ferire o escludere qualcuno.

Succede quando qualcuno:

  • insulta, minaccia o umilia un’altra persona in chat o sui social
  • condivide foto o video senza consenso
  • crea contenuti per far ridere a spese di qualcuno
  • prende in giro in modo costante in gruppi o forum
  • isola o esclude da una community online o una chat di gruppo

Perché fa così male?

Perché non resta tra due persone.

Una volta pubblicato, un contenuto può essere visto da decine o centinaia di persone.
E anche se viene cancellato, spesso è troppo tardi: è stato salvato, inoltrato, ridicolizzato.

Chi subisce cyberbullismo può:

  • sentirsi costantemente osservato o giudicato
  • temere di aprire il telefono
  • iniziare ad evitare la scuola o gli amici
  • perdere fiducia in sé e negli altri

E tutto questo può succedere senza che nessuno se ne accorga.

“Era solo un meme”. “Era solo una storia”.

Ma era su di me.

A volte chi fa cyberbullismo dice: “Era solo per ridere”, “l’hanno fatto anche ad altri”, “nessuno ci ha messo il nome”. Ma se ti fa male, se ti espone, se ti mette in imbarazzo davanti a tutti, allora non è solo un meme. Online o offline, la prepotenza resta prepotenza.

Cosa puoi fare se succede?

  • Salva le prove (screenshot, link, messaggi): servono se vuoi chiedere aiuto
  • Blocca e segnala chi attacca, anche in modo anonimo
  • Parla con qualcuno: un adulto di fiducia, un insegnante, un amico
  • Non rispondere con odio o insulti: ti espone ancora di più
  • Ricorda che non sei solo e che hai il diritto di difenderti

E se lo hai fatto anche tu?

È già un passo enorme accorgersene. Tutti possiamo sbagliare, ma quello che fai dopo è ciò che conta davvero. Puoi:

  • chiedere scusa
  • rimuovere o far rimuovere i contenuti
  • parlare con la persona coinvolta (se possibile)
  • cambiare il tuo modo di usare i social

Capire, anche tardi, è già fare qualcosa di giusto.

Vuoi parlarne?

Il nostro sito non è un social, non è un tribunale.
Ma è un posto dove puoi:

  • capire cosa ti sta succedendo
  • trovare parole per raccontarlo
  • iniziare a cambiare le cose, un passo alla volta

Puoi farlo anche da solo, partendo dal nostro questionario anonimo.