Comprendere il disagio
Per cogliere i segnali nascosti, prima che diventino ferite.
Non tutto il disagio si manifesta con episodi eclatanti.
A volte prende la forma di un silenzio prolungato. Di uno sguardo abbassato. Di una battuta di troppo.
Capire cosa c’è dietro certi comportamenti – o certe assenze – è il primo passo per offrire un sostegno efficace.
- Bullismo e cyberbullismo
- Comprendere il disagio
- Comunicare con i figli
- Coltivare il rispetto a casa
- Strumenti, incontri, supporto
Il disagio non è solo bullismo
Il bullismo è una delle forme più visibili del disagio relazionale. Ma prima, durante o dopo quell’espressione, possono esserci segnali più sfumati che raccontano fatiche emotive, sociali o psicologiche.
Spesso chi subisce bullismo porta con sé una fragilità preesistente, oppure sviluppa nuovi sintomi a partire dall’esperienza di esclusione. Anche chi compie atti di prevaricazione può essere portatore di sofferenze non espresse.
Ruoli e dinamiche nei gruppi
E in ogni sistema si sviluppano ruoli, equilibri e talvolta meccanismi di esclusione. È importante imparare a leggere:
- Chi prende spazio: i leader, i trascinatori, gli influenti
- Chi viene ignorato: presenze “trasparenti” o isolate
- Chi cambia comportamento: da aperto a chiuso, da curioso a silenzioso
- Chi ride sempre, anche quando non dovrebbe: a volte è un modo per nascondere ansia o paura
Capire i ruoli nei gruppi aiuta ad anticipare dinamiche di bullismo o emarginazione.
Quando un comportamento è un campanello d’allarme?
I segnali di disagio sono spesso deboli, intermittenti, ambigui. Ma vanno ascoltati.
Ecco alcuni indizi da non sottovalutare:
- Irritabilità o pianto frequente
- Disturbi del sonno o dell’alimentazione
- Isolamento o ritiro sociale
- Difficoltà a scuola, disinvestimento
- Cambiamento improvviso nelle relazioni o nei vestiti/livelli di attenzione
- Presenza costante o evitamento totale di social media
In presenza di più segnali, o se un cambiamento è netto e duraturo, è importante attivarsi con discrezione ma decisione.
Età diverse, segnali diversi
Il disagio non parla sempre la stessa lingua.
A seconda dell’età, può assumere forme molto diverse: più corporee nei più piccoli, più comportamentali nei preadolescenti, più complesse e ambivalenti negli adolescenti.
Infanzia (6–10 anni)
In questa fascia il disagio si esprime spesso attraverso il corpo o il gioco. Il bambino non sempre ha gli strumenti per raccontare cosa prova.
Segnali da osservare:
- Mal di pancia o mal di testa frequenti, senza cause mediche
- Regressioni (pipì a letto, paura del buio, ansia da separazione)
- Rifiuto improvviso della scuola o delle attività
- Comportamenti “aggrappati” o oppositivi
- Cambiamenti nel disegno o nel modo di giocare
Preadolescenza (11–13 anni)
È l’età delle prime grandi transizioni sociali: nuove scuole, gruppi, regole del corpo. Il bisogno di appartenenza è fortissimo, e il rifiuto o l’esclusione fanno molto più male di quanto sembri.
Segnali da osservare:
- Cambi di umore improvvisi o eccessivi
- Iper-sensibilità al giudizio altrui
- Isolamento o adesione cieca a un gruppo
- Evitamento di attività prima gradite
- Esposizione eccessiva o assente sui social
Adolescenza (14–18 anni)
Qui il disagio può diventare più visibile ma anche più sfuggente: si mescola con la costruzione dell’identità e può assumere la forma della rabbia, del silenzio, dell’opposizione.
Segnali da osservare:
- Ritiro sociale prolungato
- Conflitti frequenti con la famiglia o con i coetanei
- Abbandono scolastico o disinvestimento nelle relazioni
- Cambiamenti nel modo di vestirsi, parlare, alimentarsi
- Aumento di esposizione a contenuti a rischio (violenti, autodistruttivi)
Osservare con attenzione non significa sorvegliare, ma stare in ascolto.
Ogni età ha bisogno di una presenza diversa, ma sempre autentica.
Non c’è solo la vittima
Anche chi agisce il bullismo può essere in difficoltà.
Non è raro che chi prevarica viva situazioni familiari complesse, tensioni non gestite, oppure abbia bisogno di sentirsi forte per non sentirsi vulnerabile.
- Dietro l’aggressività può esserci paura
- Dietro il controllo, insicurezza
- Dietro l’indifferenza, disorientamento
Per questo è importante non etichettare, ma costruire spazi educativi capaci di contenere, decodificare, restituire senso ai comportamenti.
Cosa si può fare?
Riconoscere un disagio non basta: serve anche sapere come agire. Ogni adulto può fare la differenza, a patto di mettere attenzione, tempo e ascolto in gioco.
Qui trovi alcune indicazioni pratiche per famiglie e figure educative, utili a prevenire l’isolamento e ad accompagnare il cambiamento.
Per le Famiglie
- Ascolta anche i silenzi
- Evita di minimizzare (“è solo una fase”)
- Riconosci il tuo ruolo non solo come genitore, ma come osservatore relazionale
- Quando serve, chiedi un confronto con la scuola o un professionista
Per educatori, insegnanti, allenatori
- Osserva i gesti minimi: cambi di umore, posture, interazioni
- Offri spazi di parola informali
- Costruisci reti tra colleghi per scambiarsi osservazioni
- Segnala in modo coordinato, condiviso, mai isolato
Ogni voce che si unisce alla nostra rete fa la differenza
Se condividi i nostri valori, puoi aiutarci a sostenere la cultura del rispetto, ogni giorno.