Comunicare con i giovani

Per costruire un dialogo che regge anche nei momenti difficili.

Parlare con i propri figli non è sempre facile. A volte sembrano chiusi, evasivi, ostili. Altre volte siamo noi a non sapere da dove cominciare, a temere di dire la cosa sbagliata, a non trovare le parole.

Ma la comunicazione non è un talento naturale. È una competenza che si può imparare, allenare, costruire nel tempo.

Anche quando sembra tardi. Anche quando ci sentiamo inadeguati.

Quando parlare e quando ascoltare

Comunicare non significa riempire i silenzi, né cercare subito soluzioni.
Spesso, il primo passo è saper stare in ascolto.

  • Ascolta senza interrompere, giudicare o correggere
  • Riconosci ciò che viene detto, anche se ti mette a disagio
  • Evita di minimizzare (“non è niente”, “passerà”)
  • Non trasformare ogni confidenza in un interrogatorio

Se tuo/a figlio/a ha deciso di parlare con te, non ha bisogno di un verdetto. Ha bisogno di sentirsi visto, non misurato.

Come iniziare il dialogo?

Ogni famiglia ha un proprio stile comunicativo, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare:

  • Trova momenti neutri (non durante un litigio, né con mille distrazioni)
  • Parti da te: “Ho notato che ultimamente sembri…”, “Mi chiedevo se ti va di raccontarmi…”
  • Fai domande aperte, che non si chiudano in un sì o no
  • Mostra disponibilità anche quando vieni respinto: “Ok, ci sono se e quando vorrai parlarne”
  • Sii paziente: il dialogo spesso si apre a piccoli passi, non in un’unica conversazione

Qual è il tuo stile comunicativo?

Ognuno di noi comunica in modo diverso. C’è chi è diretto, chi preferisce girarci intorno, chi usa l’ironia per alleggerire, chi si chiude nel silenzio.

Riconoscere il proprio stile è il primo passo per adattarlo quando serve.

Ecco alcuni stili comuni:

Stile diretto

“Dimmi cosa c’è che non va.”

Chiarisce subito l’intento, ma può risultare invasivo se il ragazzo non è pronto a parlare.

Utile se accompagnato da disponibilità all’ascolto e rispetto dei tempi.

Stile implicito

“Ti vedo un po’ strano ultimamente…”

Lascia spazio all’altro, ma rischia di non essere colto o di sembrare sfuggente.

Funziona meglio se seguito da un’apertura chiara: “Se vuoi parlarne, ci sono.”

Stile ironico o sdrammatizzante

“Ti sei svegliato col piede sbagliato oggi?”

Può rompere il ghiaccio, ma anche far sentire incompresi o non presi sul serio.

Da usare con cautela: l’ironia funziona solo se c’è già fiducia.

Stile evitante

“Forse è solo una fase, meglio non insistere.”

Protegge il genitore dal confronto, ma rischia di lasciare solə chi avrebbe bisogno di aiuto.

Se si sceglie di aspettare, è importante comunicare che l’ascolto resta disponibile.

Non esiste uno stile giusto per tutti.

Ma sapere come comunichi ti aiuta a capire perché il dialogo a volte si blocca — e come puoi riaprirlo.

Se rifiuta il confronto

Non tutti i ragazzi vogliono parlare. Alcuni evitano il dialogo per vergogna, sfiducia o paura di deludere.

Cosa puoi fare in questi casi?

  • Resta disponibile, anche se non insisti
  • Continua a comunicare attraverso azioni coerenti: rispetto, attenzione, presenza
  • Chiediti se c’è qualcosa nel tuo stile che può spaventare o frenare
  • Valuta se può essere utile coinvolgere una figura esterna: un altro adulto di fiducia, uno sportello, uno spazio neutro

Parlare non è l’unico modo per comunicare. Anche il silenzio, se accolto con rispetto, può diventare un ponte.

Quando è importante intervenire

Ascoltare non significa non agire.
Se hai il sospetto che stia succedendo qualcosa di serio, puoi intervenire senza tradire la fiducia:

  • Parla con la scuola o con figure educative, mantenendo un tono collaborativo
  • Cerca il supporto di professionisti, anche solo per un confronto su come muoverti
  • Offri sempre a tuo/a figlio/a la possibilità di partecipare alle decisioni

Il rispetto vale anche qui: non si tratta di decidere per, ma di agire con.

Comunicare è anche prevenzione

Un buon dialogo in famiglia non risolve tutto, ma crea un terreno sicuro dove i problemi possono emergere prima, e fare meno danni.

Insegnare che si può parlare – anche di emozioni difficili, errori, conflitti – è già un atto educativo.

Non perfetto. Ma necessario.

Strumenti che possono aiutare

Nella sezione dedicata troverai:

  • Schede per aprire il dialogo su temi delicati
  • Domande utili da porre a bambini e adolescenti
  • Materiali per genitori e figli da esplorare insieme

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